INTRODUZIONE

Fairplay e fairpay: perché Google & Co devono pagare per i contenuti giornalistici (diritto di protezione affine)

Le piattaforme tecnologiche internazionali come Google e Meta Platforms (Facebook, Instagram) realizzano profitti utilizzando i contenuti giornalistici (articoli/contributi), senza tuttavia corrispondere alcun compenso alle redazioni e agli editori svizzeri. Da tale premessa, si evince chiaramente che, attualmente, i contenuti giornalistici non sono più tutelati a sufficienza. Pertanto, è necessario un adeguamento del diritto d’autore odierno alla realtà digitale. Occorre introdurre un diritto di protezione affine, analogo a quello già presente in UE, in molti Paesi europei e oltreoceano.

Anche il Consiglio federale ravvisa la necessità di intervenire. Accoglie lo sviluppo internazionale ed elabora un progetto da porre in consultazione per un diritto di protezione affine (LSR) efficace in relazione ai contenuti giornalistici nel mondo digitale. A tal proposito, il Consiglio federale intende favorire direttamente anche le aziende mediatiche più piccole e i media.

L’associazione Schweizer Medien sostiene una configurazione equa del diritto di protezione affine, in particolare in relazione alla partecipazione diretta dei giornalisti a un compenso corrisposto dalle piattaforme. Il diritto di protezione affine, perciò, deve favorire compensi equi per l’intero settore mediatico.

PREMESSE
Perché la Svizzera necessita di un diritto di protezione affine?

Dietro ogni notizia, si cela il lavoro dei gruppi editoriali svizzeri

Le novità politiche provenienti dal Palazzo federale o dai Comuni, le fluttuazioni della Borsa svizzera o le buone notizie delle piccole e medie imprese, i resoconti dell’opera o un articolo su un incontro di calcio regionale: tutte le notizie locali vengono redatte dai gruppi editoriali svizzeri. I numerosi piccoli e grandi editori danno lavoro a circa 12 000 giornalisti. A questi, si aggiungono decine di migliaia di altri posti di lavoro nel settore mediatico, dai grafici ai tecnici.

Il buon giornalismo giova ampiamente alla nostra democrazia e al nostro Stato di diritto, ma il dispendio finanziario e in termini di tempo è altrettanto notevole. Pertanto, è innegabile che tali servizi non debbano essere sfruttati gratuitamente.

Utilizzo dei contenuti, realizzazione di profitti, mancata compensazione: il sistema di Google & Co

Il modello commerciale dei giganti tecnologici prevede l’utilizzo dei contenuti giornalistici dei gruppi editoriali svizzeri da parte di Google & Co senza che tali prestazioni di terzi siano compensate. Di conseguenza, i gruppi editoriali svizzeri vengono privati di mezzi finanziari (sotto forma di migrazione degli introiti pubblicitari), mentre Google & Co incrementano costantemente i propri profitti grazie ai contenuti giornalistici. È semplice spiegare questo modello di business: su Google & Co, le notizie dei gruppi editoriali svizzeri sono tra le query preferite degli utenti. Con titoli sensazionalistici e brevi estratti di testo, i giganti tecnologici offrono un servizio apprezzato e generano traffico verso le proprie pagine. Grazie a questi dati, è possibile trarre conclusioni sugli interessi degli utenti e utilizzarle a fini commerciali, mostrando ai clienti annunci pubblicitari mirati («targeted advertising»). Gli utenti rimangono nell’universo di Google & Co, mentre le piattaforme dei gruppi editoriali vengono escluse.

Il «diritto di protezione affine» crea un equilibrio corretto

Attualmente, le aziende mediatiche svizzere non godono di alcuna protezione da questo utilizzo a fini commerciali. Google & Co, in qualità di quasi-monopolisti, dettano le condizioni della distribuzione in virtù del proprio «potere di mercato». Non sono solo i gruppi editoriali a ritenere che la situazione sia inaccettabile. Anche il Consiglio federale riconosce che la digitalizzazione ha comportato un nuovo utilizzo commerciale dei contributi giornalistici, in assenza, però, di un compenso per tali servizi. Pertanto, secondo il Consiglio federale, è necessario un nuovo fondamento giuridico, un cosiddetto «diritto di protezione affine». Il Consiglio federale ha incaricato il DFGP (IPI), in collaborazione con il DATEC (UFCOM) e il DEFR (SECO), di preparare un progetto da porre in consultazione entro la fine del 2022. I contenuti giornalistici di tutti i canali mediatici (comprese radio e TV) in ambito digitale devono essere tutelati.

Google & Co vogliono ostacolare il diritto di protezione affine a livello globale

L’istituzione di un diritto di protezione affine non è nell’interesse di Google & Co. Nell’UE e in tutti i Paesi che promuovono un diritto di protezione affine, i giganti tecnologici internazionali cercano di impedire gli sviluppi. Nonostante il diritto di protezione affine non metta assolutamente in discussione il cosiddetto «Internet libero», in Germania Google ha pubblicato annunci con lo slogan «Difendi la tua rete» e ha invitato gli utenti di Internet a mobilitarsi contro il progetto di istituire il diritto di protezione affine, persino direttamente tra i deputati parlamentari. «L’iniziativa di Google è tanto arrogante quanto lampante», ha dichiarato l’allora presidente del Parlamento federale tedesco ed esponente della CDU Norbert Lammert (si veda Spiegel Online, 05.12.2012).

A livello internazionale, tutto procede in direzione del diritto di protezione affine

L’UE conosce già un diritto di protezione affine. Come stabilito nel comunicato del Consiglio federale, grazie al suo ampliamento, i media giornalistici saranno effettivamente compensati per i propri servizi. In Francia, il Paese in cui l’applicazione del diritto di protezione affine è stata maggiormente perfezionata, grazie alla pressione esercitata dalle autorità in materia di concorrenza sono stati conclusi i primi accordi tra i giganti tecnologici internazionali e gli editori nazionali. Sviluppi analoghi sono presenti in Germania, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Danimarca e in molti altri Paesi.

Google & Co, il fairp(l)ay è di moda!

Da sinistra a destra, chi promuove un giornalismo svizzero solido è a favore di un diritto di protezione affine efficace. La piazza mediatica svizzera sarà rafforzata senza utilizzare nemmeno un franco del denaro pubblico. Il compenso equo dei contenuti giornalistici da parte di Google & Co favorirà tutti i gruppi editoriali, da quelli locali più piccoli fino a quelli nazionali più grandi, nonché i giornalisti, che percepiranno un compenso adeguato in qualità di autori dei contenuti. Ora sta ai rappresentanti politici a Berna: Google & Co devono finalmente essere soggetti al fairp(l)ay sulla piazza mediatica svizzera. Insieme per un diritto di protezione affine efficace!